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Cosa sono i libri affettivi delle case?

Sono libri fotografici che produciamo su vostra richiesta sulla vostra casa o su una casa che amate.

Dovete lasciare o semplicemente trasformare la casa dove avete vissuto? La casa della vostra infanzia viene venduta o affittata ad altri e la dovete svuotare delle vostre cose?

E’ mancata una persona cara della vostra famiglia e dovete chiudere e svuotare la sua casa?

Prima che questo avvenga, se volete mantenerne il ricordo di ogni suo angolo noi possiamo entrare con voi e fotografarla, molto semplicemente e molto liberamente, così com’è, senza “aggiustamenti”, solo con il cuore e seguendo le vostre emozioni.

Vi consegneremo il prodotto finito, confezionato in un vero e proprio libro stampato, con copertina e, se volete, con qualche scritto e magari la vostra storia.

 

Perchè questo noi siamo: la nostra scrittura e le nostre cose: questo il nostro lascito e, ben più esattamente che in una nota biografica, il nostro curriculum.

 

Michele Mari “Asterusher, autobiografia per feticci” Corraini Edizioni

 

per i costi per il libro che proponiamo nel formato quadrato 20×20 o 30×30 e che comprendono il servizio fotografico realizzato con smartphone di alta qualità, l’impaginazione grafica e la stampa di una copia scrivete a:

lillibacci@gmail.com

Non si richiedono altre spese se il servizio fotografico si svolge a Firenze o a Milano o nelle vicinanze delle due città. Per altre località, si richiederà un rimborso spese per il viaggio e l’eventuale vitto e pernottamento.

 

  ©lillibacci

Comincia da questa immagine che mi accompagna fin dall’infanzia il mio sentimento del “SENTIRSI A CASA” che quasi mi ossessiona. Da quando ero bambina ho guardato nei dettagli e nell’insieme questa fotografia che appartiene alla mia mamma e che ritrae delle sue parenti. La trovo meravigliosa: la luce, la donna che cuce, protettiva, la bimba che gioca baciata dal  sole che arriva dalla finestra aperta sulla strada. La mensola con l’orologio, le tendine. Il pavimento con la cornice. Il tavolo con il poggiapiedi. La tovaglia a quadrettini per coprirne il piano. Sullo sfondo la macchina da cucire sempre pronta all’uso. E il vaso con i fiori che si intravede al centro del tavolo. Io mi commuovo di fronte all’attimo colto, io trovo questa immagine struggente e benefica.

Ti racconto una cosa di me. Scritture e fotografie da collezioni private

Palermo, 24 settembre | 13 ottobre 2012
Palazzo Chiaramonte-Steri, Sala Verifiche
orari: da lunedì a sabato: 16.00 – 20.00 | domenica: 10.00 – 13.00

Si è inaugurata ieri a Palermo la mostra organizzata a margine del convegno Al di là dei limiti della rappresentazione (Palermo, 24 | 26 settembre 2012)

“Abbiamo chiesto ad una trentina di scrittori italiani di regalarci un’immagine fotografica appartenente al loro album di famiglia, al loro cassetto della memoria, e di commentarla in maniera narrativa, poetica, o anche soltanto didascalica. Gli autori hanno risposto al nostro invito con entusiasmo e generosità, lasciandoci entrare nel loro privato, mettendoci a disposizione scatti personali e commentandoli con le parole della memoria, colorate, a volte, di nostalgia.
Si tratta, nella maggior parte dei casi, di fotografie che giacevano sepolte in qualche cassetto, ritrovate dentro vecchie scatole; fotografie non professionali, a bassa definizione, per questo spesso non soddisfacenti dal punto di vista estetico, ma che proprio per la loro imperfezione hanno la capacità di fare emergere le storie che si portano dentro, permettendo al tempo stesso a chi le osserva di condividere quanto raffigurano. Accompagnate dalle parole di chi, scegliendole, non ha inteso tanto ritrovare il passato, quanto, semmai, la sua stessa possibilità, queste fotografie ci toccano, ci feriscono, ci pungono, ci trasportano nel tempo e nello spazio, nelle vite e nei sogni degli altri.”

 

Mostra a cura di Michele Cometa e Valentina Mignano

Allestimento e progetto grafico: Joselita Ciaravino e Fausto Gristina

Testi: Roberto Alajmo, Silvia Albertazzi, Bruno Arpaia, Marco Baliani, Luigi Bernardi, Viorel Boldis, Enrico Brizzi, Pino Cacucci, Giuseppe Ciarallo, Emidio Clementi, Maria Rosa Cutrufelli, Christiana De Caldas Brito, Franco Foschi, Licia Giaquinto, Kossi Komla-Ebri, Loredana Lipperini, Milena Magnani, Gianfranco Manfredi, Maurizio Matrone, Giulio Mozzi, Gianfranco Nerozzi, Enrico Palandri, Giampiero Rigosi, Massimo Vaggi, Giorgio Vasta, Grazia Verasani, Nino Vetri, Simona Vinci, Ornela Vorpsi, Paolo Zanotti.

Fotografie: Sveva Balsamo, Antonio Bottazzo, Stefano Calanchi, Francesco Monti, Alessandro Schinco, Lotta Valente

Catalogo della mostra a cura Ivana Margarese e Giorgia Tolfo, Edizioni di passaggio, Palermo

“Altro da cose”. Visto a Modena durante il Festival Filosofia che quest’anno era sulle COSE. Il progetto è dell’artista Claudia Losi ed il pubblico è invitato a portare una cosa legata al proprio vissuto ritenuta significativa per i ricordi e gli affetti che evoca.

Nella grande stanza raggiunta attraverso il percorso all’interno del bellissimo Museo Etnografico (segnalato da oggetti disegnati applicati sul pavimento) sono in mostra lungo due pareti i piccoli oggetti significativi che ognuno ha portato: un mazzo di chiavi, una bottiglia, un libro, un origami, una scatola, una tazza… mentre su una parete sono attaccati sul muro le immagini di questi oggetti sopra una semplice scheda con scritta la motivazione.  Fino al 18 novembre, MuseiCivici Modena

 

Vi raccontiamo le CHIAVI DI CLOTILDE, di Donatella

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Questo mazzo di chiavi mi parla delle mani di mia madre bellissime e sottili che la vecchaia aveva rispettato. Mi apre squarci di vissuti: conflitti tra noi due, continui tentativi di affronatrli e di risolverli in modo creativo, un faticoso corpo a corpo con la depressione di cui mia madre soffriva da lungo tempo.
Quando abitava in via Bertiera, nel centro di Bologna, vicino a casa mia, mia madre perdeva spesso le chiavi. Per questo ne tenevo un mazzo di scorta. E’ vissuta nell’appartamento di via Bertiera circa dieci anni, dopo aver abitato a Trento con mia sorella, e ha passato gli ultimi anni della sua vita nella stessa casa in cui abito io. Queste chiavi mi parlano anche dei suoi tentativi coraggiosi nell’affrontare la paura della solitudine e del cercare nuove strade per convivere con la sua profonda malinconia.

La richiesta di Claudia restituisce a questo oggetto tutta la sua carica emozionale e lo fa rivivere, trasformandolo in un oggetto narrante.

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