Proviamo per un momento a pensare allo spazio della nostra vita domestica: c’è un centro, un luogo di incontro dove condividiamo i nostri momenti migliori? E la nostra camera da letto? Che rapporto intercorre tra il dormire, il vestirsi, il lavorare e le zone del bagno e della “cura di sé”? E poi, la televisione: riesce ancora a circoscrivere attorno a sé un cono di attenzione oppure l’ha ormai definitivamente persa, a favore degli schermi dislocati e mobili dei personal computer? E come usiamo gli spazi in comune con i nostri vicini: il pianerottolo, le cantine, il cortile, i parcheggi, le zone di raccolta differenziata?
Sono domande importanti, soprattutto oggi che le grandi correnti che investono la vita domestica sembrano aver ricominciato a spingere tutte nella stessa direzione. Il grande tema dei prossimi anni sembra infatti deciso: è quello della coabitazione. Il prolungamento dell’età media, l’instabilità dovuta all’incertezza di un posto di lavoro, le difficoltà a reperire abitazioni adatte alle cangianti esigenze di una vita sempre più mobile, spingono infatti oggi milioni di individui e famiglie a coabitare.
Si coabita con uno o più “altri” (un parente, un collega, un amico, un socio di lavoro o semplicemente qualcuno che condivide la nostra condizione) per ridurre i costi, aumentare le sinergie e razionalizzare -fosse anche per periodi limitati- il proprio spazio di vita. Ma si torna a coabitare anche tra i membri della stessa famiglia allargata per contenere le spese e fornire assistenza a chi (i genitori anziani soli, i nipoti in età scolare) ne ha bisogno. E si coabita anche per assecondare scelte di vita basate sulla mobilità, e dunque sull’uso temporaneo di spazi domestici dislocati in luoghi distanti (per esigenze di lavoro, di studio, per scelta di vita) dalla casa di famiglia.
Nonostante regolamenti edilizi ottusamente rigidi, nonostante un mercato immobiliare che continua ad offrire appartamenti con tagli anacronostici, gli sforzi per adattare nel tempo la propria dimora a secondo delle nuove esigenze di coabitazione, rendono lo spazio domestico oggi un vero e proprio luogo “a geometria variabile”. Facilitato in questo dalle innovazioni tecnologiche nel campo dei dispositivi domestici.
Gli elettrodomestici-televisione, il piano-cucina cablato, il letto multifunzionale non sono certo novità, ma da qualche anno grazie alla loro crescente customizzazione (cioè alla loro personalizzazione all’atto dell’acquisto) e alla loro capacità di assorbire prestazioni multiple, stanno ridefinendo la geografia dei punti di incontro e di solitudine nella sfera domestica.
Un effetto dell’incontro tra spinte alla coabitazione e innovazioni tecnologiche, è la crescente “monolocalizzazione” dei vani individuali; un fenomeno frequente entro appartamenti condivisi da utenti che scelgono di vivere “insieme, ma in autonomia” e dunque di attrezzare la propria “zona-notte” con una pluralità di prestazioni (in stanza si ricevono amici, si guarda le televisione, si lavora, addirittura si mangia..).
Di segno opposto, ma in qualche modo complementare alla monolocalizzazione delle stanze, è la crescente attrazione esercitata dallo spazio-cucina. Un luogo sempre più ricco di prestazioni, l’unico epicentro collettivo per le isole totalizzanti di intimità domestica che ogni singolo coabitante ricava nella sua stanza.
Sta insomma nascendo una nuova generazione di stili di vita che, pur differenziati in base alle differenze di reddito, di cultura abitativa, di tradizione familiare, sembrano potentemente investiti dagli effetti contraddittori dei processi di coabitazione. Che da un lato spingono verso l’isolamento e l’individualismo; dall’altro aprono la possibilità di nuove forme di vita comunitaria.